Cura del prato, risemina e rinnovo

risemina prato

Il fatto che le piante erbacee siano perenni e che il prato venga sottoposto a frequenti interventi di manutenzione non esclude la necessità di procedere, di tanto in tanto, alla sua risemina; l’erba è infatti soggetta sia al diradamento che alla formazione di cespi grossolani che ne rendono opportuno il rinnovo graduale. La risemina del prato deve essere effettuata all’incirca ogni due anni e viene svolta contestualmente agli interventi di aerazione e sabbiatura; più precisamente, la risemina va fatta insieme alla sabbiatura, dal momento che il seme deve essere coperto con la sabbia (o la torba) perchè attecchisca e non venga disperso dal vento.

Ciò premesso, tenete conto che per la risemina del prato dovrete utilizzare le medesime specie, o delle specie più simili possibile, del prato già esistente; le dosi dovranno essere di 15-20 grammi di semi per metro quadrato. Se il vostro prato è molto sfruttato (ad esempio se si tratta di un campo sportivo e se i bambini vi giocano abitualmente) vi consigliamo di usare le seguenti sementi nelle dosi di un terzo ciascuna: Lolium perenne, Poa pratensis, Festuca.

Manutenzione del prato, aerazione e sabbiatura

sabbiatura prato

Aerazione del prato

Con l’andare del tempo l’usura del prato porta ad una compressione del terreno e al conseguente compattamento del suolo; allo scopo di prevenire questo fenomeno può essere utile aggiungere molta sabbia nella fase di preparazione del prato e/ procedere di tanto in tanto alla sua aerazione, un intervento manutentivo che permette di migliorare la qualità del suolo consentendo all’aria di penetrare in profondità.

L’aerazione del prato può essere fatta praticando in maniera regolare dei fori nel suolo con una forca a tre-quattro denti oppure camminando sul prato con addosso delle speciali calzature (in vendita nei garden center più forniti) dotate di suole di ferro e puntali che penetrano nel terreno. L’aerazione ha inoltre l’effetto di favorire lo sviluppo delle radici, di migliorare la capacità del terreno di assimilare le sostanze organiche, di migliorare l’attività microbiologica e il drenaggio. Il periodo più indicato per procedere all’aerazione è quello di ripresa vegetativa del prato, tra marzo e aprile e in autunno.

Irrigare il prato

irrigare il prato

Il prato necessita di essere irrigato soprattutto nel periodo che va dalla tarda primavera all’inizio dell’autunno, anche se talvolta i prati ornamentali hanno bisogno di essere irrigati anche in inverno, soprattutto nelle zone a clima più mite nelle quali può accadere che non piova per qualche tempo. Gli inverni poco piovosi portano infatti ad una germinazione precoce del prato e ammorbidire il suolo in questi casi servirà ad aiutare le giovani piante.

L’irrigazione del prato tuttavia è un’operazione molto delicata che rischia di rivelarsi dannosa; se da un lato infatti l’acqua favorisce lo sviluppo delle piante rendendo il tappeto più fitto, ne fortifica le radici e ne intensifica il colore, dall’altro esercita i medesimi benefici anche sulle tanto detestate erbe infestanti. Inoltre, se eccessiva, la quantità di acqua fornita può causare la comparsa di funghi, soprattutto a fine estate ed inizio autunno.

Per questi motivi all’arrivo dei primi caldi è fondamentale non farsi prendere dal panico e guardarsi bene dal commettere due errori piuttosto comuni: usare grandi quantità di acqua o, peggio, irrigare con parsimonia ma frequentemente; quest’ultimo tipo di intervento, ad esempio, favorisce lo sviluppo delle specie infestanti. Quando si irriga il prato quindi è meglio tenere conto dei seguenti fattori:

Concimare il prato

concimare il prato

Lo sviluppo del manto erboso, il taglio dell’erba e gli agenti atmosferici impoveriscono progressivamente il terreno del proprio contenuto di sostanza organica ed elementi minerali; per questo motivo è necessario reintegrare queste componenti attraverso concimazioni periodiche. Tenuto conto che un concime completo è composto da macroelementi quali azoto, fosforo e potassio e da microelementi quali ferro, magnesio, boro e manganese, non esiste in realtà una miscela universale adatta a tutti i tipi di prato; la scelta del concime impiegato dipende infatti da fattori quali appunto il tipo di prato (rustico, ornamentale, sportivo) e delle specie impiegate per realizzarlo.

Tecniche di moltiplicazione: la divisione per polloni basali

divisione polloni basali

Una tecnica di moltiplicazione molto usata, soprattutto per la riproduzione delle piante grasse, è la divisione per polloni basali, un metodo molto semplice e con ottime probabilità di attecchimento; può essere effettuata in qualsiasi periodo dell’anno, anche se la primavera è il momento migliore. Con la divisione per polloni si ottengono piante uguali a quella madre, ovvero con lo stesso patrimonio genetico.

Prima di spiegarvi la tecnica per effettuare la divisione, vediamo di capire cosa sono i polloni; in botanica, il pollone è la parte della pianta che, sotto forma di ramo, si sviluppa direttamente sul tronco, sulla radice o ai piedi dell’albero. I polloni si possono formare anche dalle cicatrici di un ramo tagliato, e, in questo caso, vengono usati per effettuare delle talee.

Molto spesso i polloni emettono delle radici proprie quando sono ancora attaccati alla pianta madre, e questo è utile per velocizzare di più la moltiplicazione. Se i polloni sono attaccati saldamente alla pianta madre, bisognerà tagliarli alla base e attendere che si cicatrizzino per circa quindici giorni in modo da evitare marciumi.

Erbacce, come eliminarle dal prato

eliminare le erbacce

Le piante infestanti, alle quali ci si riferisce comunemente con il nome di erbacce o malerbe, sono la croce di qualunque giardiniere principiante o provetto che sia; si tratta infatti di piante che non hanno alcuna funzione utile e che fanno la propria comparsa disturbando l’armonia di piante e manti erbosi alle quali sottraggono per altro sostanze nutritive.

Seppure non esista un elenco completo delle piante infestanti, queste possono essere suddivise in due gruppi principali:

  • Dicotiledoni
  • Monocotiledoni

Fanno parte del gruppo dei dicotiledoni piante perenni a foglia larga quali Bellis perennis, Ranunculus repens, Rumex acetosella, Plantago major, Veronica filiformis, Cirsium arvense ecc. Appartengono invece al gruppo dei monocotiledoni Graminaceae annuali e perenni quali Digitaria sanguinalis, Poa annua, Setaria glauca, Panicus crus-galli ecc.

Migliorare il terreno, sostanza organica e fertilizzanti

The Plantsman

Alcuni terreni si presentano già con tutte le caratteristiche necessarie al sano di sviluppo delle specie vegetali che dovranno ospitare, altri invece, e questo accade con maggiore frequenza, necessitano dell’aggiunta di alcuni elementi per svolgere al meglio la propria funzione quali sostanze organiche e fertilizzanti.

Le sostanze organiche

L’aggiunta di sostanza organica migliora la capacità di assorbimento del terreno e, una volta trasformatasi in humus, lo rende più fertile e soffice. Ma cosa si intende esattamente per sostanza organica? La sostanza organica è costituita dai resti di organismi animali o vegetali presenti naturalmente nel terreno, qualora questo non ne fosse sufficientemente provvisto è possibile aggiungere la sostanza organica sotto forma di prodotti derivati dal legno come segatura e corteccia decomposta, torba e residui di coltivazione del legno e del mais e compost. La sostanza organica va sparsa sulla superficie del terreno e quindi spinta a 2-5 cm di profondità

I fertilizzanti

Nella categoria dei fertilizzanti rientrano in realtà anche le sostanze organiche, delle quali vi abbiamo già detto; tecnicamente infatti le sostanze organiche rientrano nel gruppo dei cosiddetti ammendanti, utili a migliorare la struttura e/o tessitura del terreno. Ciò premesso, i fertilizzanti possono essere suddivisi in tre categorie:

  • Ammendanti;
  • Concimi;
  • Correttivi.

Potatura: le specie che vanno potate e i modi per farlo

potatura

Non tutte le specie reagiscono allo stesso modo a potature molto energiche; vi sono piante che tagliate drasticamente acquistano nuovo vigore e bellezza e ve ne sono altre che non sopportano l’operazione e possono anche essiccare se potate troppo o male.

In genere, si avvalgono di una potatura di ringiovanimento, eseguita senza risparmio eliminando quasi tutto il legno vecchio, le seguenti piante: oleandro, alloro, bosso, tas­so, biancospino, gelso, fico, acero, pioppo, platano, lagerstroemia, rosa, glicine, passi­flora, vite del Canada ecc.

Non possono, invece, essere potate drasti­camente le seguenti piante: magnolia, ca­melia, pittosporo, azalea, rododendro e le conifere in genere.

Esistono delle specie da fiore che si potano semplicemente racco­gliendone i rami fioriti; tipico esempio in questo senso sono la mimosa e la gaggia, la forsizia, i ciliegi e i peschi da fiore.

Un particolare tipo di potatura è quello che riguarda le rose, che debbono essere tagliate secondo una tecnica particolare alla fine del­l’inverno, prima che appaia la nuova vege­tazione, e anche una seconda volta, in ago­sto, per provocare un’artificiale fase di «ri­poso».

Potatura: consigli sul come praticarla e sugli attrezzi da utilizzare

forbici potatura

Per la potatura,gli attrezzi variano secondo le necessità. Di solito si impiegano le apposite cesoie a lame combacianti o a lame affiancate: le prime sono più delicate, le seconde sono invece adatte al taglio dei rami più robusti. Se, per le sue dimensioni, il legno da potare non può essere troncato in modo netto dal­le cesoie, ma esige un attrezzo più adatto allo scopo, si deve usare un seghetto o una roncola, che offrono la possibilità di esegui­re un taglio «pulito».

La potatura è tra le operazioni meno facili e semplici tra quante devono essere ese­guite da chi si occupa di giardinaggio. Per questo, in genere, soprattutto per gli alberi da frutto, è bene affidarsi per le prime volte a potatori di provata esperienza, osservando con molta attenzione il loro lavoro. Solo quando si ha la certezza di aver acquisito la necessaria pratica ci si può cimentare nel taglio di un esemplare, a titolo di prova. Infatti, una potatura errata può pregiudicare il raccolto in modo irreparabile e influire negativamente sulla fruttificazione anche per due o tre anni.

La potatura, tecniche e consigli

potatura

Più volte sulle pagine di PolliceGreen abbiamo parlato di “potatura”, limitandoci però a consigliare l’eliminazione di parti secche o rovinate della pianta. Ma l’intervento di potatura non consiste solo in questa operazione ed implica invece delle conoscenze specifiche in materia acquisibili unicamente con pratica ed esperienza.

In questo senso non possiamo esservi un granché utili, ma possiamo tuttavia illustrarvi tutti gli interventi che si possono effettuare su un albero ed i diversi tipi di potatura utilizzati dagli esperti. E allora, amici giardinieri dilettanti, mano alle forbici e seguiteci nel lungo elenco che andiamo a proporvi.

Idrocoltura, altre norme per non fallire

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Nei giorni scorsi abbiamo visto come attuare l’idrocoltura e le prime norme da seguire per praticarla con successo, oggi, come anticipatovi, vi illustrerò altre norme da seguire per non fallire nell’idrocoltura:

la sistemazione nel vaso: procurato il vaso adatto, si fanno passare le radici attraverso i fori del coperchio. È importante distribuire ordinatamente la massa radicale nei vari fori per facilitare l’equilìbrio della pianta. Per bilanciare la base dell’esemplare e fissarne definitivamente la posizione, si riempie la cavità del coperchio con sassi ed eventual­mente con un po’ di sfagno (uno speciale muschio che assorbe molta acqua e mantie­ne a lungo l’umidità). Se la pianta ha una struttura molto slanciata ed esile, o addirit­tura «rampicante», è bene affiancarla a un sostegno in plastica (i coperchi dei vasi hanno due fori particolari che servono ap­punto all’inserimento delle bacchette di so­stegno che devono poggiare sul fondo del recipiente);

Idrocoltura, le prime norme da seguire per praticarla con successo

idrocoltura

Tutte le specie da appartamento, in genere, si prestano alla coltura idroponica, comprese le «piante grasse» (anche se questo può sembrare un controsenso, poiché queste spe­cie desiderano poca acqua); coltivate in ac­qua, si «abituano» ad assorbire soltanto il liquido di cui hanno bisogno per vivere.

Tut­tavia, vi sono specie che offrono maggiori garanzie di successo: coleo, papiro, dieffenbachia, dracena, edera, felci, ficus, filoden­dro, peperomia, pilea, potos, sansevieria, singonio, spatifillo, tetrastigma, tradescanzia.

In genere, è consigliabile scegliere esemplari giovani per iniziare la coltura idroponica, perché è più facile che queste piante supe­rino, senza risentire danno, il necessario pe­riodo di adattamento.

Questa fase critica dura circa un mese, du­rante il quale si verifica la caduta delle nor­mali radici terrestri e la formazione di spe­ciali radici «acquatiche», bianche e carnose, che servono appunto al rapido assorbimento delle sostanze nutritive contenute nell’acqua del vaso.

Per praticare l’idrocoltura devono essere seguite con cura, se si vuole avere successo, delle norme che inizieremo a vedere in questo articolo e che continuerò ad illustrarvi negli articoli della prossima settimana.

 

Idrocoltura, come attuarla

 idrocoltura

Oltre alle piante «grasse» o succulente, sap­piamo che le specie da appartamento com­prendono esemplari di vario tipo e dalle ca­ratteristiche ben diverse. Delle specie da appartamento in generale abbiamo già parlato diffusa­mente in molti articoli, con particolare riferimento all’importante quanto delicata operazione delle annaffiatu­re.

Ben sapendo quanto sia difficile e determi­nante saper dosare la quantità ottimale di acqua per ogni tipo di pianta da apparta­mento, e per suggerirvi una tecnica di coltura in grado di semplificare, per non dire eliminare, qualsiasi problema o difficol­tà legati alla somministrazione d’acqua, oggi voglio parlarvi dell’idrocoltura, ossia della col­tivazione in vasi ricolmi di acqua invece che di terra.

Per capire le vaste e reali possibilità di ap­plicazione di questo particolare tipo di col­tivazione è necessario tener presente questi due punti:

Quando potare le rose

quando potare le rose

La potatura è un’operazione molto delicata della quale alcune piante necessitano per poter crescere sane e rigogliose; da un lato infatti questo intervento colturale serve a ridurre la grandezza della pianta e a conferirle un aspetto più ordinato, dall’altro a stimolare la crescita dei nuovi rami e, nel caso delle piante fiorite, la fioritura stessa. Tuttavia, quando si potano le piante è fondamentale procedere con metodo, poichè una potatura sbagliata può rovinare irreparabilmente una qualsiasi pianta nel giro di pochi anni; per ciascuna di esse occorre infatti conoscere come minimo il periodo in cui bisogna intervenire e le modalità più adeguate secondo le quali praticare il taglio.

Nel caso delle rose, il periodo più indicato per la potatura è proprio il mese di Febbraio. Possiamo quindi già dotarci, se non le abbiamo già, di un bel paio di forbici da potatura ben affilate; sappiate infatti che l’utilizzo di buona una cesoia da giardino riduce al minimo il rischio di danneggiare la pianta, permettendoci allo stesso tempo di risparmiare tempo e fatica. E’ fondamentale inoltre che le forbici vengano ben pulite dopo ogni utilizzo per evitare il diffodersi di eventuali malattie da una pianta all’altra.